Buon pomeriggio Colorfulliani.
Quest’oggi vorremmo parlarvi di un nostro progetto in particolare, o meglio, della storia vera che si nasconde dietro questo film: “A Taxi Driver”.
La locandina del film di Jang Hoon. |
1980. La Corea è governata da Chun Doo-hwan, un generale giunto al potere grazie ad un colpo di stato che aveva visto assassinato il presidente Park Chung-hee nel 1979. Studenti liceali e universitari e professori di ogni grado sono attivi in prima linea insieme al popolo nelle manifestazioni contro il governo e contro la legge marziale voluta espressamente da Chun Doo-hwan, manifestazioni che puntualmente vengono represse dall’esercito e sfociano in violenze inaudite. Nel paese regna il caos, ma sia fuori sia dentro i confini nazionali, nessuno è veramente a conoscenza di cosa stia accadendo, poiché il governo ha messo le mani sulla stampa e sui media, attuando una censura quasi feroce. In secondo piano rispetto a questa tragica realtà si svolge la vita quotidiana di Kim Man-seop: vedovo, con una figlia piccola da mantenere e un elenco infinito di spese mediche da pagare dopo la morte della moglie, Kim Man-seop vive alla giornata, cercando di accaparrarsi più clienti possibili, a volte letteralmente rubandoli ai colleghi, pur di racimolare più denaro. È così che a bordo del suo taxi, che tratta come fosse un tesoro, un giorno sale Jürgen Hinzpeter: Hinzpeter è un giornalista tedesco della ARD (Federazione delle Radiotelevisioni tedesche). Nato a Lubecca, segue come corrispondente estero la Guerra del Vietnam fino alla primavera del 1967, quando viene ferito a Saigon, e viene quindi trasferito a Tokyo. Da fonti non ufficiali Hinzpeter viene a conoscenza delle violente repressioni attuate in Corea dall’esercito e quindi nel maggio del 1980 vola a Seul, certo di poter essere il primo reporter al mondo a filmare cosa stia accadendo veramente nel paese. La meta da raggiungere a bordo del taxi di Kim Man-seop: Gwangju, sede dell'Università Nazionale di Chonnam.
Folla di manifestanti per la democrazia. |
Non vogliamo svelarvi altro sulla trama del film, che naturalmente vi consigliamo: vi basti sapere che Jürgen Hinzpeter fu il primo reporter che riuscì a mostrare al mondo intero l’orrore del tristemente famoso “massacro di Gwangju”, avvenuto il 18 maggio 1980. Ma soprattutto lo mostrò al popolo coreano, totalmente all’oscuro di quello che stava accadendo a causa della forte censura attuata dal governo di Chun Doo-hwan. E riuscì a farlo grazie al prezioso aiuto di un uomo: Kim Sa-bok, vero nome di Kim Man-seop.
Ma cosa è accaduto realmente?
Innanzitutto vi lasciamo un link dove potete leggere cos’è successo in quel tragico mese di maggio a Gwangju ( QUI ).
Nel 1997 il presidente Chun Doo-hwan e il suo successore, il presidente Roh Tae-woo, vennero condannati in un processo che li vedeva accusati anche delle violenze avvenute a Gwangju nel 1980.
Chun Doo-hwan e Roh Tae-woo durante il processo. |
Nel 2002 viene costruito un cimitero nazionale per le vittime del massacro a Mangwol-dong (cifre non ufficiali parlano di 2000 morti, ma si teme possano essere di più, sepolti nele fosse comuni scavate dall’esercito), vicino Gwangju, e il 18 maggio viene dichiarata giornata nazionale di commemorazione. Questo è un fatto molto importante per la Corea, poiché per la prima volta il massacro di Gwangju viene riconosciuto per l’atto orribile che è stato, ma soprattutto viene considerato ancora oggi un passaggio fondamentale per il movimento democratico coreano.
Monumento dedicato alle vittime del 18 Maggio 1980. |
Nel 2003 Jürgen Hinzpeter viene invitato in Corea per ricevere un importante premio giornalistico, il Song Gun-ho Press Award, conferitogli non solo per la qualità del suo reportage, ma anche per l’importanza fondamentale che questo ha avuto per la società coreana. Dichiarerà: “Il mio unico pensiero era quello di condividere con il mondo la verità a cui ho assistito con i miei occhi. Se non fosse stato per il coraggioso tassista coreano Kim Sa-bok e per i giovani devoti di Gwangju, quel documentario non sarebbe mai stato visto.” e ancora “Dietro a un ospedale parenti e amici mi mostravano le loro persone care, aprendo parecchie delle bare che giacevano là in file e file. Mai nella mia vita, neppure filmando in Vietnam, avevo visto una cosa del genere.” Proprio in quell’occasione Hinzpeter espresse il forte desiderio di incontrare di nuovo quel suo amico che lo aveva aiutato in tanti modi possibili, cosa che purtroppo non avvenne.
Hinzpeter e Kim durante gli anni dei reportage. |
Nel 2005 Hinzpeter torna a Seul per ricevere un altro premio e tenta di nuovo di rintracciare Kim Sa-bok, senza però ottenere nessun risultato. Le sue condizioni di salute iniziano a peggiorare a causa di problemi cardiaci, e dopo una lunga malattia, Hinzpeter muore nel gennaio del 2016 nella sua casa di Ratzeburg, in Germania. In una delle sue ultime interviste dirà tra le lacrime che è cosciente del fatto che morirà senza poter rivedere il suo caro amico Kim Sa-bok. Il 18 maggio dello stesso anno, per onorare le ultime volontà del giornalista, che voleva essere sepolto accanto ai giovani che aveva visto morire nel 1980, una parte dei suoi resti terreni vengono seppelliti in Corea, proprio in quel cimitero creato per ricordare le vittime del massacro di Gwangju. È la stessa vedova Hinzpeter a presiedere la cerimonia, fortemente voluta anche dalla May 18 Memorial Foundation.
Hinzpeter Memorial Garden a Mangwol-dong. |
Sarà proprio un film su quel 18 maggio, “A Taxi Driver”, a riportare alla luce la figura dimenticata di quel “tassista” coraggioso. Sì, perché a quella cerimonia a Mangwol-dong partecipa anche Kim Seung-pil, primogenito di Sa-bok. Seung-pil ha a lungo taciuto la verità sulla storia del padre, ma spinto dal clamore mediatico creato grazie al film “A Taxi Driver” (ricordiamo che il film venne scelto per rappresentare la Corea del Sud alle nomination come Miglior Film Straniero agli Oscar di quell’anno), decide finalmente di parlare. Hinzpeter negli anni ha a lungo cercato di mettersi in contatto con l’amico, non sapendo che l’uomo era purtroppo deceduto nel dicembre del 1984. Seung-pil afferma che la morte del padre è strettamente legata ai fatti accaduti a Gwangju: Sa-bok era tornato profondamente cambiato, segnato nell’anima da ciò che aveva visto, e aveva iniziato a bere, cosa che aveva intaccato la sua salute al punto tale che un cancro al fegato era riuscito a portarselo via per sempre all’età di 54 anni. Spinto dalla vergogna per questa fine così misera, Seung-pil non è mai riuscito a farsi avanti, finché la figura di Sa-bok non è stata riportata alla ribalta soprattutto grazie alla magistrale e toccante interpretazione di un inarrivabile Song Kang-ho.
Naturalmente molte cose nel film sono state romanzate, prima di tutto il fatto che il signor Kim lavorasse come autista per i giornalisti stranieri conoscendo bene la lingua inglese e giapponese (nel film le parti iniziali più divertenti sono quelle tra i due che non si comprendono poiché non parlano la stessa lingua) e non fosse un semplice tassista; Kim inoltre non era affatto all’oscuro di ciò che accadeva nel suo paese, tutt’altro, era politicamente un uomo molto attivo, e questo è dimostrato dal fatto che ha accompagnato molte volte con la sua auto Hinzpeter nei suoi reportage anche prima del 1980 (nel film viene descritto quello di Gwangju come il loro unico incontro); e naturalmente la scena finale, quando Kim Man-seop legge sul giornale del premio conferito nel 2003 a Hinzpeter (adesso sappiamo che Kim morì nel dicembre del 1984). Dobbiamo precisare che, così come fece Hinzpeter, anche la produzione di “A Taxi Driver” ha tentato a lungo e invano di rintracciare Kim Sa-bok prima di mettere in lavorazione il film.
Film che resta meraviglioso, splendidamente interpretato, con una sceneggiatura spettacolare e delle scene da brivido, che ci mostra come l’umanità si possa trovare anche nel posto più impensabile, dove la violenza e l'orrore regnano sovrani.
Bare dei manifestanti uccisi. |
Ma non è con questo che vogliamo chiudere il nostro piccolo approfondimento: abbiamo scelto un lieto fine, di quelli che piacciono a noi insomma. Dopo la sua morte nel 1984, Kim Sa-bok fu cremato e sepellito a Namyangju, vicino Seul. Ma grazie al governo coreano, al governo della provincia di Gwangju e alla May 18 Memorial Foundation, finalmente questi due amici si sono potuti incontrare di nuovo: nel 2018 i resti di Kim Sa-bok sono stati traslati dal luogo in cui riposavano per essere ricollocati nel cimitero di Mangwol-dong, proprio a fianco dell’amico Hinzpeter, che tanto aveva fatto per cercare di rintracciarlo, senza però riuscirci. L’allora vice presidente della May 18 Memorial Foundation, Lee Ki-bong, dichiarò: “Mr. Hinzpeter e Mr. Kim hanno contribuito a rivelare al mondo e alla Corea cosa stava realmente accadendo in quel maggio 1980 a Gwangju. Troviamo significativo il fatto che abbiamo reso possibile farli incontrare di nuovo oggi, anche dopo la loro morte.”
Hinzpeter e Kim negli anni dei reportage. |
Nella primavera del 2021 la May 18 Memorial Foundation, in collaborazione con la Korea Video Journalist Association, ha indetto l’Hinzpeter Awards, un premio internazionale per la stampa video dedicato a quei reportage che ancora oggi sono testimonianza dei numerosi movimenti per la democrazia presenti nel mondo. Il premio mira a riconoscere l’importanza di tutti quei reportage che “contribuiscono al riconoscimento della democrazia e della libertà, della pace e dei diritti umani”, proprio quello che fece il reportage da Gwangju di Hinzpeter. I vincitori verranno resi noti nel mese di agosto, mentre la cerimonia di premiazione avverrà nel mese di ottobre a Seul, dopodiché le cerimonie verranno tenute ad anni alterni tra Gwangju e Seul.
“Whenever the world is WTF, Video Journalists Write the Future.”
Ho letto con molto interesse l'articolo inerente al film A Taxi Driver sui fatti avvenuti in Corea del Sud nel 1980 e che non conoscevo. Se mi sarà possibile vedrò certamente il film per approfondire l'argomento e anche per rendere omaggio a quei martiri Coreani e a tutte le persone che nel mondo hanno combattuto e continuano a combattere a tutt'oggi per la libertà personale e la dignità loro e di tutti I popoli.
RispondiEliminaSe l'approfondimento è servito ad incuriosirti e a spingerti a vedere il film ne siamo contente. Difficilmente si resta delusi da questo film.
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